Il Circo Royal è stato uno degli ultimi che ho avuto modo di incontrare. Me ne avevano parlato molto bene, amici e circensi, ma non avevo mai avuto l’occasione. È un circo che privilegia il sudest e nei miei viaggi non avevo avuto occasione di incontrarlo. Due anni fa, in primavera, presi la decisione di andare apposta a Senigallia. Arrivo nel pomeriggio e trovo quello che mi avevano descritto: un gran bel circo. Faccio qualche giro intorno prima di fermarmi e vedo tutto perfettamente organizzato, dalle carovane alle scuderie. Parcheggio accanto ad un’altra auto, e mentre scendo il proprietario dell’altra auto mi guarda e mi dice: “Noi ci conosciamo!”. Era Loris Dell’Acqua che stava andando con la moglie fare compere.
Succede spesso così, perché c’è sempre qualche occasione in cui capita di incontrarsi e conoscersi, solo che il più delle volte non si è in grado di inquadrare le persone; in ogni circo, poi, c’è qualche fratello, cugina o parente di persone che si conosce bene ed in un attimo sei “dentro”. Dopo ci siamo rivisti spesso e il capodanno successivo l’ho passato con loro.
Non saprei definire il Circo Royal, un tempo si faceva distinzione tra grandi e piccoli o si indicava la categoria, ma non è la misura dello chapiteau, né il numero delle persone che definiscono un circo. Oggi si guarda più alla qualità, l’accuratezza delle attrezzature, alla stabulazione degli animali, perché lo spettacolo è dato dall’armonia dell’insieme e non solo quello che è presentato in pista.
I recinti per gli animali sono tenuti adeguatamente e misurati con la rotella: “I controlli delle commissioni sono sempre meticolosi e non possiamo farci trovare in difetto, una volta hanno perfino controllato se il blocco di sale era libero di girare alle linguate della giraffa, e ci hanno ordinato di mettere dei palloni nella piscina dell’ippopotamo per farlo giocare (sic)”; si rasenta l’assurdo senza neppure conoscere la tipologia e l’indole degli animali. Per la comodità delle stalle le carovane delle famiglie a volte sono lontane e strette l’una all’altra senza spazio vitale, magari per stendere il bucato. Ma così van le cose e se si vuole sopravvivere bisogna girare dove vuole il vento.
Tra le carovane ce n’è una ancora dal sapore antico, è quella di nonna Tina. È una carovana piena di piccole cose, foto, bomboniere, ricordi sparsi sulle mensole e sui mobili a testimonianza di una lunga vita (classe 1916). Latina Di Iorio vive sola, è gelosa della propria autonomia, anche se è guardata a vista dai figli e dai nipoti. Ha i suoi ritmi, i suoi orari, i momenti delle sue preghiere per ricordare le tante persone che ormai non ci sono più e che hanno attraversato la sua vita.
Nonna Tina, originaria di Campobasso, aveva incontrato e sposato “Pierino” (in realtà Alberto) Dell’Acqua. Era stata la sorella Severina che la convinse ad andare a vedere il circo che si trovava in città, e lei riluttante acconsentì ad accompagnare la sorella: quella serata le cambiò la vita. Alberto era reduce da una tragedia che aveva distrutto quasi tutta la sua famiglia: un bombardamento colpì la moglie, Berta Hoffman e cinque degli otto figli, si salvarono solo Adriana, Marcello e Oscar, era l’ultimo giorno del 1943 a Chieti. Anche il circo “IMPERO” era stato completamente distrutto. La signora Latina ha fatto loro da mamma, insieme ai figli che gli sono nati: Berta, Loris, Franca, Giovanna, Rudy e Arnaldo (deceduto anzitempo).
“Pierino” era l’ultimo di sette fratelli figli di Arnaldo Dell’Acqua, un ginnasta milanese, che aveva sposato Matilde (Antonietta) Travaglia, una delle più importanti famiglie circensi dell’800. Il “Circo Impero” nacque proprio dopo il suo matrimonio con Berta negli anni ’30 ed ebbe i suoi successi fino alla tragedia.
Ci fu un periodo passato nelle giostre, poi come artisti in diversi complessi fino al febbraio del 1958 quando nacque il “Circo Sorelle Dell’Acqua”. Alla morte di “Pierino” (1973) i fratelli più grandi presero in mano l’azienda familiare con l’insegna “Circo DEMAR” fino al 1978. Le famiglie erano diventate troppo grandi e bisognava dividersi. Marcello che aveva sposato Rosalba Bianchini e con i suoi cinque figli aprirono una loro attività: “Circo Acquatico dell’Acqua”.
Loris si sposò con Emanuela Bogino, Rudy con Matilde Dell’Acqua e dettero inizio al “ROYAL CIRCUS”, con loro rimasero le sorelle Giovanna, che aveva sposato Gianni Giannuzzi, e Franca con Vincenzo Sibilla.
I primi sette anni furono in società con Romolo “Bimbo” Martini, negli anni successivi il circo ha sempre viaggiato nel sud d’Italia con un passaggio anche a Malta, fino al 1995 quando, per un caso fortuito, nacque una società con la famiglia Darix Martini e la nuova insegna “Royal + Darix”, in un sempre maggiore crescendo.
Con il nuovo millennio ognuno riprende la sua strada. Il Royal Circus può oggi contare sulle nuove leve che ormai hanno preso in mano lo spettacolo, una ondata di cugini: Davis, Ronny e Daiana, figli di Loris; Elison, Enis ed Elder, figli di Rudy; Giorgia, Ernani ed Arnaldo figli di Franca; Terence, Ronald, Sandy e Darix, figli di Giovanna. Tutti impegnati, ognuno con la propria specialità, nello spettacolo bello ed elegante. I numeri proposti sono tanti che un solo spettacolo non riesce a contenerli. Ognuno mette la propria simpatia ed abilità tra giocoleria, equilibrismi, vericalismi, monociclo, acrobatica, rola rola, contorsioni … un vasto panorama di specialità diverse, su tutti è doveroso ricordare il mano-a-mano di Davis e Ronny che a gennaio scorso hanno conquistato il pubblico del Festival di Montecarlo.
Un esempio, quello del Circo Royal, della forza che ha la famiglia che unisce tradizione e passione, impegno e voglia di futuro.
Una dinastia “spezzata” dalla guerra
Nel cimitero di Putignano (BA) c’è una serie di tumulazioni che ha sempre suscitato pietà e nello stesso tempo curiosità negli abitanti di quel paese.
Il cognome non apparteneva ad una famiglia del posto, poi la stessa data, il 31 dicembre 1943, faceva pensare ad una tragedia, o una rappresaglia, comunque a qualche evento che i putignanesi avrebbero dovuto ricordare, invece nulla. È stato un giornalista del posto, P. Tria, che per un caso scoprì il fatto e lo raccontò sul giornale locale. Pochi metri un po’ più in là da quelle tombe con quelle foto innocenti, c’era la tomba di Alberto, detto “Pierino” Dell’Acqua, un circense che morì per un infarto proprio a Putignano nel 1973.
Era il marito di Berta Hoffman e di quei bambini che nessuno conosceva: Rosanna, Franca, Loris, Adis e Minnie. I loro resti sono stati portati a Putignano nel 1983 quando le loro tombe furono ritrovate in un angolo del cimitero di Chieti. È stata la sorella Adriana a farsi carico di riportare vicino al padre i resti dei suoi fratelli.
Nel 1943 il Circo del papà Pierino si trovava ad Ortona, la situazione bellica era piuttosto precaria nella zona ed il sindaco convinse Pierino a trasferirsi a Chieti, più nell’interno, in una zona che sembrava più sicura. I mezzi del Circo “Impero” furono sistemati in periferia, presso dei capannoni; il papà messa al sicuro la famiglia andò non molto lontano a lavorare in una caserma e racimolare qualcosa per la famiglia, Pierino era un valente clown.
Quella sera ci fu un bombardamento che centrò quello che doveva essere il rifugio per la famiglia di Pierino. Fu Oscar, il figlio della moglie di Pierino, che allora aveva quasi quindici anni a guidare i soccorsi e a trovare sotto le macerie la mamma ed i fratelli. Si salvò solo Marcello di tre anni che andò a finire sotto un letto ed Adriana che era in braccio alla mamma mentre la stava allattando e che le fece da scudo. Con loro finì il resto della compagnia ed il Circo Impero. Quella storia commosse l’Italia tanto che Walter Molino le dedicò una tavola nella Domenica del Corriere. |